C’era una volta un castello; bellissimo, diverso da tutti gli altri, unico. Custodiva un tesoro molto prezioso, il più prezioso dell’universo. Puro e inimitabile.
A custodia del castello si trovava una sentinella:
un ragazzino semplice e dal senso pratico che aveva il compito di fare selezione all’ingresso, tenere in ordine le mura e svolgere le mansioni più materiali. Aveva voce squillante, era a volte prepotente ed un po’ codardo; ma, grazie alla sua concretezza, era molto tenuto in considerazione.
Tutti i visitatori del castello chiedevano consiglio a lui, sicuri avesse tutte le risposte. Molto spesso, trattandosi di domande molto semplici, così era. Il problema era che, a volte, la sentinella dava risposte anche quando non interpellata, inventava soluzioni di cui in realtà non sapeva nulla, gridava al pericolo se non si sentiva all’altezza della domanda.
L’altro custode del castello era invece un anziano, umile grande uomo dalla infinita memoria e illimitata conoscenza, consapevole dell’ampiezza del cielo e comunque imperturbabile, seduto in cima alla Torre più alta. Aveva voce bassa ma chiara, flebile quanto cristallina, parlava poco ma parlava solo del Vero.
Era tenuto poco in considerazione, diceva cose troppo semplici per essere capite.
A volte l’anziano, sentendo la sentinella in difficoltà, provava a inviarle le risposte tramite un caro fanciullo anch’egli abitante del castello; uno spirito saggio, riflessivo, capace di comprendere e vedere l’essenza dietro la materia, i princìpi dietro le regole, il vuoto pieno di tutto. Non sempre la sentinella, troppo presa da sé stessa e dal blaterale, sentiva il giovane. E non sempre lo ascoltava e ancor meno lo capiva.
(Continua)
