Amarsi, attivamente e concretamente, è un lavoro, diciamocelo. Richiede tanto impegno: quante sono le donne che si alzano la mattina mettendo in cima alla lista delle cose da fare “amarmi con tutta me stessa”, PRIMA di prenotare il dentista E fare la spesa
E inviare quel documento E accompagnare il bambino al corso E portare il cane dal veterinario E stirare le camicie?
Ma, a fine giornata, qualcosa manca e col tempo vengono fuori frustrazioni, malinconie, noia, nervi e chi più ne ha più ne metta.Hai voglia a dirti che è il pre-ciclo/il ciclo/il post-ciclo/la pioggia/la sfiga: c’è qualcosa che non va e te la prendi, a scelta, con capo tiranno/compagno distratto/figlio adolescente/mamma oppressiva/automobilista lento/cellulite indiscreta. Inutilmente: loro non sono l’origine del malessere, sono solo i fattori scatenanti.
Perché, tanto, finché non ti ami TU sfacciatamente, caparbiamente, avidamente, quel vuoto non lo riempi. PUNTO
Il bello è che, dopo un po’ che ti ami così ↑, non solo ti accorgi meno delle mancanze degli altri, ma succede anche che gli altri, all’improvviso, iniziano a darti quello che aspetti da anni e che hai anche smesso di chiedere.
E diventa anche più piacevole DARE: ti nasce dentro una specie di bisogno di condivisione del piacere, non un dovere.
Quindi, ricapitolando: se tu ti ami sul serio, ti basti; e se ti basti, dai agli altri senza frustrazioni; ricevi dagli altri senza chiedere. Sembra magia, ma è solo un circolo virtuoso da avviare con impegno, costanza, dedizione. Come?
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